C’è questo villaggio della Val d’Aosta non raggiungibile con l’auto, dove si arriva in funivia o scarpinando lungo una mulattiera spesso innevata.
A 6 anni era la mia passeggiata preferita, svariati chilometri percorsi con mio padre per raggiungere il bar al centro del paese da mille anime –destinazione finale del percorso– e premiarsi con una cioccolata calda.
Comfort food: poche altre cose scaldano, consolano e gratificano come una tazza fumante di cioccolato.
Siccome non esiste un solo modo per prepararla, elenchiamo sì i 5 errori da non fare con la cioccolata calda in tazza, ma ricordando che non tenere conto dei gusti e delle abitudini altrui è sempre il primo errore.
1) Non sperimentare
Ho assaggiato di tutto, dalle becere bustine a incredibili infusi di scorze e semi di cacao passando per farine, fecole, cioccolato al 55%, al 70%, all’80%, peperoncino, cardamomo, vaniglia e chissà cos’altro ancora.
Alcune decisamente buone, altre nella media, molte da dimenticare.
Oggi, per comodità di servizio, la maggior parte dei bar impiega preparati in busta, anche dignitosi in qualche caso, ma non quello che interessa noi. Qui parliamo di cioccolata fatta con ingredienti“freschi” miscelati con sapienza dalle nostre mani.
Già vi sento: chi sostiene l’uso del latte, chi invece al latte preferisce l’acqua, i sostenitori dell’amido a tutti i costi, o il partito del cacao amaro schierato contro quello del cioccolato spezzettato e così via.
E se vi dicessi che avete ragione tutti? E tutti torto? Al netto dell’effetto comfort food, scegliamo la cioccolata calda in tazza per golosità, e la versione fatta con cioccolato fondente al 70% sciolto in poca acqua calda può essere gratificante come quella preparata con del buon latte di cascina e la giusta quantità di amido.
Una delle cose più buone che abbia mai assaggiato è un infuso di bucce di semi di cacao, una sorta di tè al gusto cioccolato. Non fermatevi ai cliché imposti, provate, assaggiate, sperimentate sempre.
2) Scegliere ingredienti sbagliati
Okay, non esiste la ricetta perfetta ma il risultato dignitoso che vogliamo non si ottiene con le prime cose trovate nella credenza. Sarà banale dirlo ma anche in questo caso la bontà degli ingredienti fa la differenza.
Imparate a conoscere e a scegliere bene: un cioccolato fondente con il giusto equilibrio di acidità, un latte di qualità superiore che non sia acqua sporca o giù di lì, una panna con la giusta percentuale di grassi, un’acqua dal gusto neutro. Sono tutte accortezze che aumentano il piacere del vostro attimo di relax.
3) Non prendere esempio da chi ha più esperienza di noi
Abbiamo reso complicata una cosa semplice? Non avete tempo o voglia di fare cacce al tesoro per una tazza di cioccolata? In realtà la soluzione è semplice, e no, *non è aprire una bustina di preparato*.
Oggi abbiamo due grandi alleati: cioccolatieri sopraffini e… il web.
Da Guido Castagna a Silvio Bessone, passando per i grandi nomi della pasticceria, abbiamo indubbiamente dei punti di riferimento. Apprendere le loro conoscenze, copiarne le ricette racchiuse nei libri di cucina o presenti su internet è più facile che mai. Diamoci da fare con Google e prendiamo esempio da chi ha più esperienza di noi.
4) Non usare le spezie
Ora che avete trovato le vostre ricette preferite è il momento di osare. Ci sono volte in cui il gusto classico non basta, serve una spinta in più. Ecco, quella spinta può arrivare dalle spezie. Se impiegare il peperoncino negli abbinamenti con il cioccolato è diventata un’abitudine, meno conosciuto è il cardamomo, intenso e aromatico, che sposa perfettamente le note amare del fondente.
Personalmente amo in maniera viscerale il garam masala, mix di spezie orientali dal gusto dolce-piccantino. E poi la cannella, lo zenzero, la vaniglia…
Non vi piacciono le spezie? Usate qualche goccia del vostro liquore preferito o ancora latte di mandorla, tè nero…
Volete di più? Siete temerari del gusto? E allora osate una fetta di bacon croccante sbriciolato sopra.
5) Rifiutare del tutto la panna
Lo so, qui mi inimicherò i puristi, ma non riesco a essere duro e puro 365 giorni l’anno. C’è anche quella volta in cui, al netto delle masturbazioni mentali, sulla tazza di cioccolato desidero metterci un ciuffo di panna montata. Fatta ad arte, si capisce.
E dunque montata a mano o con la planetaria, partendo da una materia prima con la corretta percentuale di grasso che la renda consistente al punto giusto, senza essere troppo burrosa, dalla dolcezza non esagerata, soprattutto nella quantità adeguata. Non fatela finire sul più bello, cioè al secondo cucchiaino (nemmeno al terzo o al quarto!).
Crescendo, non sono più tornato nel paese da mille anime arroccato sui monti valdostani. Un giorno rifarò lo stesso percorso magari con mia figlia. Per lei ordinerò cioccolata calda, io invece prenderò una tazza di tè.
Non so se quella cioccolata fosse fatta ad arte o con una bustina industriale e non voglio scoprirlo, perché era e continua a essere la mia cioccolata perfetta!